Vojo tornà bambino...Che tempi…..voglio “tornà bambino……” giornate eterne, tramonti ch’attardano il lor divenire….nell’incoscienza limpida di fresche acque cristalline.
E’ in queste giornate uggiose che mi vien voglia di casa, dolce alcova, calda tana…..d’innanzi una rilassante tisana accompagnata da quelle sigarette che ipocritamente forse non abbandonerò mai. Provo con difficoltà a buttar giù freschi pensieri che nell’immediato sembrano nascondersi quasi non esserci, assopiti in un eterno letargo. Tutto è fermo, financo il tempo è lì immobile….ma poi come sempre basta un niente, un blues di sottofondo e la penna tra le dita da inizio al suo show, danza frenetica in gai mai domi ghirigori.
Da subito vorrei fare i complimenti e dare un’imbocca al lupo a Mauro fraterno amico per il suo inconsapevole ed avventuroso viaggio appena intrapreso. Ed è su questa pagina del suo “diario di bordo” a me piace chiamarlo così che lascio tracce del mio astratto, schietto pensier.
La pioggia nel suo lento incedere, finemente pacato in questa silenziosa quanto anomala domenica senza smog mi trasporta amorevolmente sull’isola dei ricordi. Eravamo poco più che bambini, adolescenti spensierati, stracolmi di sogni e privi di qualsiasi forma d’ignobile ipocrisia veri autentici “pischelli” di quartiere.
Quanti pomeriggi vissuti, trascorsi alla “chiesoletta”….e chi è nato alla Garbante non può non conoscere l’oratorio San Filippo Neri, ed il suo indiscusso “Re” il mitico padre Guido.
Se chiudo gli occhi mi par quasi di sentirlo con il suo tono da baritono…..”Ehi tu bestiolina, vai fuori dall’oratorio”. E’… e sarà sempre il nostro secondo padre, giusto, saggio mai troppo pedante divulgatore di un valore puro quanto universale l’Amore.
Eccomi di nuovo bambino sono le quindici e assieme al branco s’aspetta il taciturno quanto “goffo” Gabriele fedele custode dell’oratorio che con la sua tipica andatura lenta tanto d’assomigliar ad un grosso bradipo apra il fatidico cancelletto….e via s’entra a spintoni, correndo per accaparrarsi il primo posto al passo volante, al ping-pong o al biliardo…..ma l’attrattiva per i più è il leggendario campo di calcio in “terra battuta”.
Era sempre padre Guido nel suo incedere sicuro quasi spedito, merito delle sue grandi leve a dare inizio alla partitella gridando “chi vuol fare l’amichevoleeee” e tutti lì davanti a quel muro per essere divisi in squadre. Mi chiedo ancora oggi come riusciva a creare il giusto equilibrio….ebbene eravamo i suoi numerosi, chiassosi figli e ci conosceva non solo per nome, indole ma anche per doti squisitamente tecniche. La partita era sempre combattuta e sì….in palio v’erano le mille lire da dividere per la famosa, gustosa pizza bianca e che fame ragazzi….!!
Che tempi…..voglio “tornà bambino……” giornate eterne, tramonti ch’attardano il lor divenire….nell’incoscienza limpida di fresche acque cristalline.
Riccardo P.
